Prigionieri di guerra

italian service unit 1944

Un bellissimo lotto questo che vediamo qui sotto. 

In questo piccolo quadretto è contenuto un certificato di servizio, conferito ad un ex soldato italiano che dopo essere stato fatto prigioniero dagli alleati, dopo l'armistizio dell' 8 settembre divenne assieme a tantissimi altri uomini un membro del ISU, tradotto ITALIAN SERVICE UNITS.

Queste unità dislocate in diversi teatri operativi avevano come obbiettivo principale quello di fiancheggiare l'alleato e supportarlo con tutta la loro manodopera possibile. 

Tanti furono inviati nelle fabbriche di costruzione armi, bombe, riparazione ecc...

Nel caso specifico Il Sign. Zelindo prestò il suo aiuto a Mt. Rainer a Tacoma, dove vi era Fort Lewis all'interno del 6th Italian QM Services Company.

Qui gli italiani iniziarono ad essere operativi dal Giugno 1944, adoperandosi alla riparazione di armi leggere e riparando fino a 1000 veicoli al mese. 

A questi era data l'opportunità di indossare divise americane, senza gradi ma con patch verdi a scritta bianca "Italy".

Monti di loro a fine guerra venne data anche la cittadinanza americana come riconoscimento per il lavoro svolto. 

Ci ricorda una storia sempre dimenticata, che rappresenta tutti gli italiani che hanno aiutato fianco a fianco lo sforzo bellico americano durante la seconda guerra a fianco degli americani stessi nella corsa alla vittoria.


Gavetta di un prigioniero di guerra italiano

Quella che abbiamo qui sotto è la parte sottostante di una gavetta americana, in acciaio inox.

E' stata recuperata nel 2020 durante uno svuotamento di una a casa di un anziano signore deceduto. 

Deve essere stata per molto tempo appesa alla parete, difatti, come vedete nelle foto risulta molto patinata di sporco, che io non ho volutamente tolto.

All'interno porta le scritte dicembre 1944 Aversa (Napoli) e Agosto 1945 Coltano (Pisa) e l'acronimo PW di "prisoner of war".

Mentre sul retro compare "Cimelio di guerra "seguito dal nome e cognome.

Sta ovvio il fatto che le scritte sono state fatte in un secondo momento utilizzando un marcatore indelebile.

Questi due luoghi scritti parrebbero avere un loro collegamento storico, in uno scritto di quattro pagine tratto da un racconto del Partigiano e Professore Nino Merli, Sarzanese.

In queste righe (che vi metto qui in download) viene proprio raccontata una storia di circa duecento partigiani fatti ingiustamente prigionieri dagli americani.

L'ordine cronologico che ritrovo con coerenza è proprio tra le date e luoghi riportati.

Difatti nel racconto viene proprio elencato come questi prigionieri furono dapprima internati nel campo di concentramento di Scandicci (PWE334), poi trasferiti a fine Dicembre  '44 nel campo di Aversa ed in fine ad agosto nel famoso campo di Coltano per essere liberati nell'ottobre del 1945.

Ora non ho la sicurezza certa che il proprietario della gavetta e della casa siano al 100% collegati con questi avvenimenti, ma quel che è certo è che dati riportati coincidono.

Evidentemente questo rappresentava un ricordo molto importante, da non dimenticare a rafforzare il fatto che la memoria deve aiutare il presente.

Download
Duecento partigiani prigionieri degli Americani 44-45
Duecento Partigiani.pdf
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Dog tag prigioniero di guerra italiano [Letterkenny]

La piastrina in oggetto è appartenuta ad un soldato Italiano dal nome di "Benenati Andrea" fatto prigioniero dagli americani nel 1943, anche se è molto probabile che possa essere stato uno dei tanti catturato inizialmente dagli inglesi e poi ceduto, anche se questa manovra era vietata dalla Convenzione di Ginevra.

Questo prigioniero è stato dotato di una piastrina di riconoscimento identica a quella in uso ai soldati americani, ma con delle marcature del tutto diverse. 

Interessante è notare che la piastrina utilizzata è un modello in ottone, si nota dalla tonalità di colorazione giallino-chiaro, rispetto a quelle in monel più scure.

Grazie a qualche ricerca sono riuscito a scoprire che Benenati Andrea era un soldato semplice, d'origini Italo-Libiche, deportato in America, in Pennsylvania a Chambersburg all'interno del Camp Letterkenny Army Depot.

Qui al suo interno i prigionieri di guerra Italiani (più di 1200) erano perlopiù inquadrati come assistenti e collaboratori, aiutando lo sforzo bellico degli Usa tramite la loro mano d'opera.

Godevano in questo modo di una situazione di benessere privilegiato rispetto a molti altri campi unicamente di prigionia, specialmente quelli fuori dagli Stati Uniti.

All'interno del campo, i soldati italiani (nel 1945) si dedicarono anche alla costruzione di una Chiesa, oggi simbolo del lavoro e della storia di questi uomini.

La targhetta è stata ritrovata in Italia quindi, quasi certamente è prova del suo ritorno nel suo paese d'origine.

(Fonte ricerche soldato dal libro: "Italian Prisoners of War in Pennsylvania: Allies on the Home Front, 1944-1945")


tag, prisoner of war

Il cartellino che vediamo era utilizzato dai reparti americani per contrassegnare i prigionieri di guerra.

Si tratta di una grande etichetta delle misure di 20 x 10 cm con finitura cerata per poter durare il più a lungo possibile. 

Sul fronte veniva compilato con la data,luogo e l'unità che aveva preso parte alla cattura. 

Mentre sul retro in 4 lingue diverse (inglese-tedesco-italiano-giapponese) vi era la regola base da seguire: quella di non perdere il contrassegno, altrimenti non vi era cibo.

Questo in particolare ha una storia a se:

porta una data di cattura del 12 settembre del 1943 da parte della 157th Infantry Regiment- 45th Infantry division nel settore di cattura descritto come "Tobacco Factory Pontesele".

Ciò sta a significare che il soldato tedesco a cui era stata data questa etichetta era stato fatto prigioniero a Fiocche (Eboli, Salerno) nei pressi del fiume Sele.

Qui, tra il 11 e 15 settembre del 1943 si svolse una cruenta battaglia nei pressi del tabacchificio di Fiocche dove la 45th Infantry Division fu quasi travolta da un intero battaglione di Panzergrenadieren della 16 panzer Division, costringendo il ripiegamento di quasi 3 km verso la spiaggia e lasciando a terra più di 500 soldati americani. 

Nei giorni successivi poi, grazie alla caparbietà di altri reparti compresi i paracadutisti della 504th con supporto navale e dell'aviazione si riuscì a riprendere il controllo della zona e riaprire così il varco per l'avanzata facendo ritirare le truppe tedesche fino al nuovo fronte, al fiume Volturno.

Nell'ultima foto, un soldato tedesco in Normandia. (foto archivio NARA)


Lametta-bussola inglese 

Un altro oggetto curioso ed interessante ma allo stesso tempo geniale! 

Si tratta di una lametta da barba classica (di produzione inglese), ma con la particolarità di essere stata magnetizzata e quindi poteva essere utilizzata come bussola.

Grazie alla sua sottile forma e i buchi presenti per il rasoio riesce a sfruttare la tensione superficiale dell'acqua, senza affondare, roteare fino a cercare il NORD ben segnalato da due frecce stile Broad Arrow.

Erano confezionate in 5-6 pezzi ma una soltanto tra queste era utilizzabile a questo scopo, venendo utile in casi particolari di sopravvivenza ai piloti oppure ai reparti speciali (es. SOE), oppure ai prigionieri di guerra per un'evasione verso la salvezza. 

La "The Fleet" non era l'unica lametta britannica ad essere sottoposta a questo trattamento, ma ve ne erano altre come la "Down" o ancora la "Cheerio" ( in italiano significa "ciao,salute,evviva!) e pare che a quest'ultima fu dato proprio questo nome come beffa, un saluto ai soldati tedeschi ignari, dopo un ipotetico utilizzo un durante la fuga!

L'utilizzo di questo oggetto è citato anche nel libro "MI9-Escape & Evasion 1939-45”  di J. M. Langley.

Qui sotto vi inserisco anche il video da ma fatto, sulla reale funzionalità della bussola, ancora abbastanza precisa per avere più di 70 anni!

Proveniente dall'Inghilterra. 


CARTA DI IDENTIFICAZIONE PRIGIONIERO (PW)

Documento Americano di un prigioniero italiano, deportato in America a Lacarne in Ohio dove vi era "Camp Perry" che durante la Seconda Guerra venne utilizzato come campo di prigionia per italiani e tedeschi.

Sto cercando di sapere qualcosa in più su questo soldato italiano dal nome di "LEO LI******I" classe 1922, ma non è affatto semplice eseguire una ricerca senza spostarsi nelle sedi opportune.

La carta si presenta in buone condizioni, documento interessante e raro, per privacy ho ritenuto corretto coprire il cognome.

Nell'ultima foto si possono vedere le baracche-alloggi per i prigionieri di Camp Perry.